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Nikolaj Vasil’evič Gogol’ nacque il 1° aprile 1809 a Soročincy, nel governatorato di Poltava, in Ucraina. E’ stato uno scrittore e drammaturgo russo. Gogol’ è considerato uno dei grandi della letteratura russa.
Già maestro del Realismo, si distinse per la grande capacità di raffigurare situazioni satirico-grottesche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, o di quella che è stata definita pošlost’ (in russo: пошлость) con uno stile visionario e fantastico tanto da essere definito da molti critici un precursore del Realismo magico.
Nel 1828 si trasferì a Pietroburgo, entrando presto nell’ambiente letterario. Nominato nel 1834 professore di storia all’Università, si dimise dall’incarico l’anno successivo. Nel 1836 lasciò la Russia e cominciò a peregrinare per l’Europa; fu a Parigi e a Roma. Scrisse racconti, novelle, saggi critici e drammi teatrali. Morì a Mosca il 21 febbraio 1852.
Tra le opere più significative si ricordano i racconti Taras Bul’ba (1834) e Arabeschi (1835), la commedia L’ispettore Generale (1836), la raccolta I Racconti di Pietroburgo (1842) (in realtà cinque racconti accomunati dall’ambientazione nella capitale e nati dall’esperienza dell’autore in essa, ma soltanto successivamente riuniti in una raccolta dai critici) e il romanzo Le anime morte (1842).
Il significato dell’opera gogoliana è stato a lungo oggetto di dibattito. Due sono le correnti di pensiero principali: quella sostenuta dalla critica russa “classica”, capeggiata da Belinskij e quella formalista di Ejchenbaum. La prima tende a vedere nelle opere di Gogol’ uno stile tendenzialmente realista sottolineato da una componente filantropica che, secondo Belinskij, costituirebbe il fulcro della letteratura di Gogol’.
I formalisti, attenendosi strettamente al testo delle opere, sostengono che in Gogol’ vi sia solo un’esagerata iperbolizzazione del paradosso, del grottesco, ottenuta attraverso procedimenti linguistici semantici e fonici. Secondo quest’ultima tesi non solo Gogol’ non può essere considerato né un realista né un filantropo, ma egli si dimostra al contrario autore in grado di creare ilarità anche durante momenti narrativi melodrammatici.
Seminale è l’influenza di quest’autore su tutta la letteratura russa successiva. Dostoevskij affermerà, riferendosi alla propria generazione di intellettuali e narratori, che “siamo tutti usciti da Il cappotto di Gogol’”.