Il totale delle perdite causate dal conflitto si può stimare a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.
Ci troviamo quindi in territorio friulano, precisamente nella regione storico-geografica della Carnia, tra l‘agosto 1915 e l‘ottobre 1917. Si tratta di un territorio a ridosso del confine austriaco, militarmente bipartito nei sotto-settori But-Degano e Fella. Una zona strategica sia dal punto di vista del Regio Esercito, come possibile via per conquistare la Carinzia subito al di là del passo di Monte Croce Carnico, sia da quello nemico, come porta principale per l’invasione italiana. Vette contese da entrambi gli schieramenti, che si trovavano asserragliati in trincee scavate nella pietra, quasi completamente isolati dai più vicini centri abitati. Ma un esercito di così grandi dimensioni necessitava di rifornimenti continui: vettovaglie, munizioni, attrezzatura, medicine, e così via; e in zone così impervie, un approvvigionamento giornaliero tramite automezzi era praticamente impossibile. Le uniche vie utilizzabili erano sentieri e mulattiere percorribili esclusivamente a piedi e ciò prevedeva il trasporto di materiali a spalla, da fondo valle, dove erano ubicati magazzini e depositi militari, fino in cima alle Alpi carniche, per permettere alle forniture di raggiungere le prime linee. Per tali trasporti diventava sconveniente impiegare i soldati già schierati sul fronte: ciò avrebbe tolto forza ed efficacia all’esercito belligerante. Per questo motivo il Comando Logistico della Zona Carnia e il Genio decisero di lanciare un appello alla popolazione civile, rimasta sguarnita da uomini e composta prevalentemente da vecchi, bambini e donne. Queste ultime decisero così di assumersi una responsabilità fondamentale. Accolsero l’appello, consapevoli o meno dei pericoli che avrebbero corso, ma desiderose di dare un aiuto concreto ai mariti, parenti, amici arruolati in trincea.