(di Francesco De Filippo) PAOLO PICHIERRI, LA CHIAVE DI VIA RASTELLO (Rossini Editore; Pag.112; euro 12,99) Nella sonnacchiosa e piccola Gorizia che si prepara a diventare Capitale europea della cultura insieme con la “controparte” slovena, Nova Gorica, entrambe finalmente placide dopo il tritacarne delle guerre di confine in funzione per troppi decenni – mondo balcanico e comunista di là, Occidente e capitalisti di qua – incredibilmente avviene un omicidio.
E come quasi sempre avviene proprio nelle zone tranquille e sicure, casi di questo tipo sono molto semplici o maledettamente intricati. Quello in cui è coinvolto, come vittima, lo scrittore tedesco di fama naturalizzato goriziano Siegfried Walden, appartiene alla seconda categoria. Anche le modalità della morte sono particolari: sorta di choc anafilattico dovuto all’aver ingerito un alimento (cumino) molto diffuso ma per lui letale.
Vincenzo Salvati, commissario in pensione, ex celerino, cieco che “vede” il mondo circostante attraverso le descrizioni che ne fa il fidato ex vice Branko Jankovic, era amico dello scrittore, tocca a lui indagare. D’altronde, l’avvelenamento è avvenuto alla presentazione dell’ultimo libro, con migliaia di prenotazioni già in cassa, e Salvati era presente. Ma, tra numerosi colpi di scena e vari profili di persone che nella vita reale sono note a Trieste (dove vive Pichierri), il caso è complesso. Walden aveva appena soffiato la seducente e giovane goriziana Monica a Diego Persi, che di scrittore ha solo l’aspirazione ed è dunque costretto a sbarcare il lunario.
Ancora innamorato di Monica, potrebbe essere stato lui a vendicarsi. Ma potrebbe essere anche l’editore locale Giorgio Mantelli l’omicida: anche lui scaricato, ma da Walden che gli aveva appena annunciato avrebbe cambiato editore dal prossimo libro. La perdita della gallina dalle uova d’oro per Mantelli, che potrebbe aver deciso di farlo fuori per vendetta o per impedirgli di farsi pubblicare da altre case editrici. E perché no, l’ex moglie Greta avrebbe ragioni per ammazzare l’ex marito.
Piantata da Walden, si è subito messa con Maurizio, palestrato e di vent’anni più giovane. Greta non ha digerito di essere stata mollata e la gelosia si accende nei confronti di Monica.
Nella fredda e nevosa Gorizia invernale Salvati deve affilare il suo fiuto mentre si districa tra lacerazioni familiari che lo fanno soffrire se vuole risolvere il caso Walden. E alla fine, riuscirà a risolvere il mistero, anche se l’impulsività che talvolta lo anima lo porterà a perdere una bella somma di danaro. Ma nella vita, insegna Pichierri, sono ben altre le cose che contano, e lui lo sa.
Pichierri tratteggia questo ex celerino destrorso, che avevamo già letto nel precedente poliziesco, come un uomo che non ha il garbo di Maigret né la cultura di Montalbano, ma ha un fiuto da vero sbirro, un intuito animalesco, ancor più affinato dalla cecità. E lui, l’autore, di sollevare di peso il lettore e piazzarlo al centro della scena, in poltrona, spiegandogli con scarni passaggi tutto quel che gli occorre sapere per sentirsi a casa.