
(di Chiara Venuto) JEFF KINNEY, ‘DIARIO DI UNA SCHIAPPA.
COTTO A PUNTINO!’ (Il Castoro, pp. 224, 14,50 euro).
Le librerie sono luoghi rivoluzionari. A pensarlo è Jeff Kinney, papà della serie ‘Diario di una schiappa’. “Quando un bambino va in biblioteca o in libreria si trova in una situazione davvero unica – dice all’ANSA a margine di Più Libri Più Liberi – è uno dei pochi luoghi in cui ha una reale libertà di scelta”. Si tratta di un “potere decisionale” che, secondo l’autore, “permette al bambino di tracciare il suo percorso futuro”, che sia attraverso la scoperta di “un genere particolare” o “un libro che lo orienta verso un percorso professionale, com’è stato per me”.
Non stupisce, dunque, che Kinney sia da tempo impegnato a favore della libertà di parola. Tocca chiedergli, allora, cosa ne pensa della situazione in fiera, dove secondo alcuni la protesta contro Passaggio al bosco sarebbe una forma di censura.
“Non conosco bene la situazione qui, né voglio fingere di saperne di più – risponde – ma so cosa sta succedendo negli Stati Uniti, dove vengono censurati libri di autori le cui voci sono sottorappresentate, persone che appartengono a minoranze, della comunità Lgbtq. In generale, sono contrario alla censura.
Quando ero bambino, avevo accesso a tutti i tipi di libri e a tutti i tipi di idee e penso che i bambini meritino di vedere ogni genere di libro. Soprattutto vietare libri di persone che non sono ben rappresentate è una forma di cancellazione”.
Anche tra le righe del suo ultimo libro, ‘Diario di una Schiappa. Cotto a puntino!’ (Il Castoro, pp. 224, 14,50 euro), si legge una riflessione sulla situazione negli Usa. In realtà, il concetto è già nel titolo, ma si perde nella traduzione: l’originale è ‘Hot Mess’, traducibile come ‘un disastro totale’.
Parla di una vacanza al mare in cui Greg scopre che mettere insieme la famiglia al completo in una casa minuscola con un caldo soffocante è la ricetta perfetta per un disastro. Gli Stati Uniti sono un casino? “Assolutamente sì – risponde Kinney -. Penso lo siano ancora. Speriamo di trovare una via d’uscita da questo disastro, ma staremo a vedere. Riparliamone tra un anno”. Ma i ragazzi capiscono questi riferimenti? “Io ne scrivo, ma non credo che i ragazzi stiano davvero collegando i puntini – sorride -. In un certo senso, lo faccio solo per me stesso. Ma penso che l’umorismo sia un buon modo per esplorare argomenti seri”.
Tornando alla trama vera e propria, “il rapporto che ho con la mia famiglia non è molto diverso da quello nel libro, dove la nonna è davvero al centro della famiglia – dice -. È lei la matriarca e ha conquistato la sua posizione perché è la migliore cuoca. Si dice sempre che il cibo è amore, ma nel mio libro il cibo è potere. Ho sempre pensato che il cibo fosse una cosa complicata”. In queste assurde ferie sulla spiaggia, il protagonista cerca pure di scoprire gli ingredienti delle famose polpette della nonna, tenuti segreti per anni. Ma invece, qual è il rapporto di Kinney col cibo italiano? “Come la maggior parte delle persone al mondo, lo adoro – ride -. Infatti, stasera io e mio figlio andremo a Firenze e sarà un vero e proprio tour gastronomico. Lui ha studiato lì, quindi conosce tutti i ristoranti che gli piacevano e dove vuole tornare”.