Javier Marías è morto presso la Clinica Quirón di Madrid a causa di problemi derivanti da una polmonite bilaterale che lo ha tenuto ricoverato in ospedale per diversi mesi all’età di 70 anni. Il 14 agosto, la famiglia dello scrittore ha rilasciato una breve nota attraverso il dipartimento di Comunicazione del gruppo editoriale di Marías, Penguin Random House, in cui spiegava che l’autore di “Todos las almas” (in italiano “Tutte le anime”, considerato uno dei suoi capolavori, uscito nel 1989) era “in via di guarigione”. Purtroppo invece la gravità della condizione polmonare è aumentata nelle ultime settimane, al punto da diventare insormontabile.
Lo scrittore sarà cremato a Madrid, sua città natale, nel quartiere di Chamberí (di cui si parla in diversi suoi romanzi) dove trascorse l’infanzia e la giovinezza. Era il figlio del filosofo Julián Marías e dell’insegnante e traduttrice Dolores Franco. E nipote dell’eccentrico regista Jesús Franco. Marías lascia un’eredità letteraria straordinaria. A marzo del 2021 aveva pubblicato (in Italia è uscito nel 2022, sempre per Einaudi) il suo sedicesimo romanzo intitolato “Tomás Nevinson” che si aggancia al fortunatissimo “Berta Isla” (2018) incentrato sulla storia di una spia (il marito di Berta, Tomás Nevinson appunto) che, apparentemente scomparsa da dodici anni, decide di rientrare in servizio. Proprio con questo romanzo lo scorso giugno si era aggiudicato nel nostro paese il premio von Rezzori. Solo l’ultimo di una serie di prestigiosi riconoscimenti raccolti nel corso degli anni con le sue opere dal Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane al Premio Nonino nel 2011 e il Prix Femina Etranger, un premio francese assegnato da una giuria di sole donne. Infine il prestigiosissimo premio Rómulo Gallegos, considerato uno dei premi di narrativa in lingua spagnola più importanti del mondo.