
HAN KANG, ‘IL LIBRO BIANCO’ (TRADUZIONE DI LIA IOVENITTI, ADELPHI EDIZIONI, COLLANA FABULA, PP. 163, EURO 19,00) La quintessenza dell’universo narrativo di Han Kang in un libro diverso da tutti gli altri: è Il Libro Bianco, in uscita il 4 novembre per Adelphi. Alla sua prima apparizione pubblica in Occidente dopo il Nobel per la Letteratura ricevuto nel 2024, la scrittrice sudcoreana sarà a Milano, al Teatro Dal Verme, il 5 novembre per presentare la sua opera. Con lei ci saranno Daria Deflorian che sta lavorando da anni sulla sua produzione letteraria a teatro e Marco Del Corona del Corriere della Sera.
È in una tiepida primavera di Seoul, quando le magnolie in fiore parlano di rinnovamento e rinascita, che Han Kang matura l’idea di scrivere un libro sul bianco. Ma solo nel corso di un lungo soggiorno all’estero, mentre vaga per le strade di una città sepolta sotto la neve, il suo progetto comincia a prendere corpo intorno al ricordo della sorella maggiore, morta poche ore dopo la nascita. Narrare la sua storia è un modo di restituirle la vita che non ha avuto, facendole dono di tutte quelle cose bianche, in cui si rivela la “parte di noi che rimane intatta, pulita, indistruttibile a dispetto di tutto”.
Le prime che Han Kang ci pone sotto gli occhi sono proprio le fasce cucite per la neonata, il camicino che la madre prepara per lei e la bimba stessa, simile a un dolcetto di riso. E bianco sarà tutto ciò che alla sorella la scrittrice offrirà: una zolletta di zucchero, un pugno di sale grosso, il volto della luna, la schiuma delle onde, il respiro che il gelo condensa e rende visibile, la neve – materia “fragile, effimera eppure di una bellezza impetuosa” – e le stelle limpide e fredde della Via Lattea, capaci di “lavare lo sguardo all’istante”.
Perché la purezza del bianco e il potere curativo delle parole possano lenire il dolore e alleviare la perdita.
“Han Kang – secondo le motivazioni del Nobel – possiede una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice della prosa contemporanea”.