(dell’inviata Mauretta Capuano) Come fa l’essere umano ad arrivare alla pace? È partito da questa domanda lo scrittore turco Hakan Gunday nel suo ultimo romanzo Zamir con il quale è tra i protagonisti più attesi della giornata d’apertura del Festivaletteratura di Mantova, che si inaugura oggi e si concluderà il 10 settembre.
Pubblicato da Marcosy Marcos nella traduzione di Fulvio Bertuccelli, è la storia di un bambino con il volto sfigurato da una bomba esplosa quando aveva sei giorni ad El-Aman, il campo profughi tra Siria e Turchia dove la madre lo aveva abbandonato. Sopravvissuto grazie allo sforzo sovraumano di un chirurgo, Zamir vivrà per combattere i massacri e i conflitti.
La pace diventerà la sua missione, ma dovrà fare i conti con la corruzione e il dio denaro.
“La storia di Zamir è quella di un essere umano e di tutta una società che si chiede come si possa arrivare alla pace. Lui è una vittima di guerra, è mosso da grandi ideali e fa tutto quello che può per ottenere la pace, ma si rende presto conto che ogni cosa è governata dal denaro, che tutte le guerre vengono iniziate per interessi economici e che anche la pace segue lo stesso percorso” dice all’ANSA Gunday, autore fra l’altro della fortunata serie tv La famiglia Uysal, distribuita da Netflix.
“In mancanza di un vero interesse economico la guerra continua.
Vale anche per l’Ucraina, non ci sono eccezioni. In qualunque parte del mondo sia la guerra non finisce finché non porta un profitto. Parliamo sempre di guerra e di pace, mai del valore della vita umana” sottolinea lo scrittore.
Per Gunday, che è figlio di diplomatici e adesso vive a Istanbul dopo essersi spostato in diverse città, si deve trovare un’altra via che riporti al valore umano.
“Zamir quando inizia il suo percorso è disposto a tutto per ottenere la pace ed è un po’ come quando uno è pronto a fare qualsiasi cosa perché si scateni la guerra. E’ come una strada senza uscita, il bene e il male si confondono” dice lo scrittore campione di incassi e amato dai giovani nel suo Paese.
“Zamir può trovare una via d’uscita solo se cerca di capire perché ha iniziato questo percorso. Racconto la sua ricerca di fuggire a quello che la vita ci porta a considerare normale. Più della violenza è terribile l’abitudine alla violenza. Ed è quello che tutti viviamo” dice Gunday che è nato a Rodi nel 1976 ed è autore di A con Zeta che a sua volta vede protagonista una bambina e di Ancora che è stato un caso letterario in Francia.
“Mi sono messo a scrivere per sfuggire alla vita reale quando avevo 23 anni. Scrivere è il miglior modi di pensare e nel tempo la scrittura è diventata il mezzo per capire me stesso. Se uno riesce a capire se stesso riesce anche a comprendere il mondo” racconta.
Ma la storia di Zamir è vera? “Non è un personaggio reale. In tutti i miei romanzi parto da una domanda e scrivendo cerco il miglior modo di rispondere. In questo caso ho capito che prima di arrivare alla pace devi renderti conto di essere in guerra.
Solo dopo la consapevolezza ci può essere la pace”.
Ai bambini riserva una particolare attenzione, Come mai? “Mi concentro molto sulla loro evoluzione. Nel mondo la lotta più grande è quella sui bambini. Qualunque sia l’ambito ognuno cerca di attirare verso di se i bambini, il futuro. E poi gli adulti hanno smesso di chiedersi perchè. Quando erano piccoli lo facevano, esploro cosa è accaduto in mezzo”.