Comunicare è potere ed il gap di genere è sempre stato un elemento distintivo nella comunicazione, dal costume alla politica, dalla letteratura alla scienza. Comunicazione che è diversa nell’uso delle parole, dello stile della comunicazione, della percezione di se stessi nel comunica. Alla Gendercom, l’Università degli studi della Tuscia ha dedicato un appuntamento di studi internazionale raccogliendone poi gli studi in un corposo volume, “Communication and gender” (Edizioni Sette Città, pagg.659, 20 euro) che affronta diverso aspetti della comunicazione di genere. Gli interventi in tre lingue, inglese, spagnolo e italiano, offrono un valido spunto di riflessione per la quotidianità di tutti i comunicatori, tra storia, sociologia, costume, passando per la geografia e i social: dalla genderizzazione di un’icona mediatica come Cristina di Svezia, allo studio dell’abito da sposa e la comunicazione nel XX secolo, agli influencer in una prospettiva di genere, a pari opportunità, informazioni e territorio, fino alla visibilità delle donne nei programmi scolastici o a come avviene la narrazione televisiva della violenza di genere.
“Capire e sfidare queste dinamiche è essenziale per promuovere una comunicazione realmente inclusiva, favorendo la comprensione e abbattendo le barriere nel nostro mondo sempre più interconnesso”, spiega Sonia Melchiorre, docente di inglese per i media e di studi di genere, che ha coordinato evento e volume.
“La comunicazione è uno strumento di resistenza e sovversione ed emerge come potente strumento di resistenza e sovversione.
Assume il ruolo di un veicolo attraverso il quale gli individui lottando per sconfiggere le norme convenzionali di genere, esprimendo il loro sostegno per l’uguaglianza di genere e coltivando ambienti che comprendano e rispettino le diverse espressioni. Attraverso questo processo – sottolinea Melchiorre- la comunicazione diventa uno strumento di empowerment”.