(di Mauretta Capuano) Alberto Manzi, il maestro d’Italia, che negli anni Sessanta con la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi ha insegnato a scrivere e a leggere ad almeno un milione e mezzo di italiani, è stato anche autore di intramontabili libri per ragazze e ragazze che tornano in libreria per il centenario della nascita, il 3 novembre 1924, con la grande sorpresa di un inedito. Alla Bologna Children’s Book Fair, che si inaugura l’8 aprile, tra le nuove uscite di libri ormai introvabili ci sarà la nuova edizione dell’introvabile ‘Testa rossa’ (Gallucci) con i disegni di Carlo Frigerio a cui è dedicato anche un cartone animato del Centro Manzi. A quasi 70 anni dalla prima uscita torna per Rizzoli anche la nuova edizione illustrata del romanzo Orzowei e arriva La luna nelle baracche (Edizioni di Storia e Letteratura). Ma la grande attesa è per il testo inedito, il regalo ai lettori per il centenario.
“È stata una bella sorpresa. Lo abbiamo trovato due, tre mesi fa facendo ricerche online sui libri di mio padre. È un romanzo breve, un racconto stampato in tedesco che non ci risulta nel suo archivio, ma dobbiamo terminare di spulciare fino in fondo tra le carte. Parla di un viaggio avventuroso fatto dai due protagonisti in un paese della Lapponia. Non so come gli sia venuta in mente questa ambientazione, anomala rispetto al mondo a cui si rivolgeva mio padre. Sarà edito da Gallucci per il centenario” racconta all’ANSA Massimo Manzi, il figlio del maestro. Dalla casa editrice annunciano che “si intitolerà Einar e la sua uscita è programmata per ottobre 2024”.
I libri per bambini e ragazzi del Maestro Manzi funzionano perfettamente nonostante il passare del tempo. “A renderli attuali sono due cose importanti e oggi al centro di tanti dibattiti: la natura che è sempre presente, non come semplice sfondo. L’altro aspetto cardine dell’universo letterario e non solo di mio padre è la condizione umana” dice.
Quando il maestro Manzi scrisse Testa Rossa, Massimo Manzi aveva 7 anni e di quel libro ha un ricordo molto personale. “Uscì nel 1957 per Valentino Bompiani con cui mio padre aveva un rapporto diretto, mi è capitato di rispondergli al telefono. Quando scriveva Testa rossa abitavamo in una casa piccola, in affitto a Roma. Mio padre, nel tardo pomeriggio, scriveva a macchina sul tavolo dove pranzavamo e cenavamo e mi passava i fogli. Li leggevo e non davo consigli, mi faceva lo stesso effetto di quando mi raccontava le storie la sera sul bordo del letto”. E la televisione? “I libri non mancavano a casa, la tv è arrivata un anno dopo le sue trasmissioni con la Rai. Le prime volte abbiamo visto Non è mai troppo tardi sulla televisione di un vicino” racconta. “Quando fu scelto per il programma questa cosa non fu percepita come una grandissima notizia. Non perché fossimo stupidi o snob, ma era un mondo che ci sfuggiva. C’era certo molta curiosità di vederlo in tv per la prima volta. Il dato più interessante è che in quell’Italia contadina ci fu una grande fascia di anziani che lo seguiva per imparare a leggere e a scrivere. La cultura era vista come strumento di riscatto sociale, oggi siamo al paradosso inverso”.
Per il centenario saranno moltissime le iniziative ma, oltre a quelle del Centro Manzi, “la più macroscopica è con la Società Dante Alighieri che ha una grande ramificazione all’estero. Ci saranno una serie di incontri internazionali dal Giappone all’Argentina, dal Canada agli Stati Uniti” dice Manzi che si occupava di infografica e ha lavorato nei giornali per molto tempo. Nel mondo digitale come si sarebbe trovato il maestro Manzi? “Il mezzo che sia elettronico o tradizionale non credo che avrebbe messo in difficoltà il lavoro di mio padre nè come scrittore nè come insegnate tout court. Mio padre era un maestro dell’esperienza. Tutto quello che avveniva in classe era frutto di dialogo e sperimentazione. È morto il 4 dicembre 1997 e il mondo digitale come lo conosciamo oggi non era ancora sviluppato ma lo avrebbe molto interessato”.