EUGENIO MURRALI, MARGUERITE È STATA QUI (NERI POZZA, PP. 256, EURO 17) Eugenio Murrali, saggista e giornalista, collaboratore de Il Foglio e Vatican News, in Marguerite è stata qui, brillante esordio narrativo, racconta un pilastro della letteratura: Marguerite Yourcenar, tessitrice di romanzi storici capolavoro: Memorie di Adriano e l’ipnotico L’opera al nero. È stata la prima donna eletta all’Accademia francese. Yourcenar, nata nel 1903 da una famiglia franco-belga, si trasferisce nel 1939 in America. Lì vivrà insieme alla sua compagna, la traduttrice Grace Frick, conosciuta due anni prima a Parigi. Abiteranno nel Maine, nell’isola di Mount Desert.
Murrali descrive questo luogo, carico di echi, dando voce e forma al pensiero di Grace: “Siamo arrivate a Mount Desert Island ed è stata un’epifania. Questa terra, dove si riscopre la semplicità, venata di oceano, con gli abeti che si tuffano nello smeraldo dei fiordi, sembra un paesaggio montano appoggiato sul mare. E se dovessi dimenticare tutto, mi basterebbe trattenere certe nostre mattine sull’istmo d’oceano di Somes Sound, il mondo prima dell’essere umano, l’acqua fresca di aria e di luce, la pelle che rabbrividisce, Marguerite e io, due scintille di vita tra le braccia degli elementi”.
Murrali intreccia biografia romanzata e memoir. Descrive le tappe dell’itinerario tra Europa e Usa, il cammino intrapreso per raggiungere i luoghi della scrittrice: “Era una mattina di giugno, mio padre mi accompagnava all’aeroporto. Sarei partito per Bruxelles. Papà guidava in silenzio, sostenendomi in un sogno che non capiva, con un affetto che non faceva domande.
Taceva e sapeva. Tempo dopo mi sarebbe stato chiaro che quel viaggio era una cesura nel pentametro dei giorni. Sulle strade di Marguerite si sarebbe compiuto per me un tardivo passaggio dalla giovinezza all’età adulta, sul crinale in cui iniziamo a prendere scelte dolorose e necessarie”.
Un’avventura catartica e un’esperienza liberatoria: “Mi lasciavo dietro, come succede, una collezione di sogni realizzati e irrealizzati, esseri a lungo amati, che in segreto continuavano ad abitarmi, a imprimere tracce nei gesti, in una screpolatura della voce, in un’increspatura del volto.
Abbandonavo spazi di vita da cui mi ero separato senza sapermi perdonare e la confusione dei primi venti anni del millennio nuovo”. Porta con sé il lirico Fuochi, un piccolo libro folgorante della Yourcenar: “Riprendevo in mano quel testo ogni volta che ero triste, e per me diventava amuleto, baccello, giardino segreto”, confessa. Di quelle pagine, cita frasi che non ha più dimenticato: “Assente, il tuo volto si dilata tanto da colmare l’universo. Passi allo stato fluido, quello dei fantasmi. Presente, si condensa; e raggiungi la concentrazione dei metalli più pesanti, l’iridio, il mercurio. Mi fa morire, quel peso, cadendomi sul cuore”.
Marguerite è stata qui è un libro necessario per chi vuole inebriarsi di letteratura e bellezza. Da leggere per conoscere meglio una donna che ha lasciato un segno indelebile.