– FIRENZE, 08 MAG – “Oggi si parla soltanto della
guerra che abbiamo dietro la porta, ma penso che tutte le guerre
e tutte le ingiustizie ci riguardano, anche se sono molto
lontane da noi, perché si riflettono sulla nostra vita, sulla
nostra economia. Tutto è importante e tutto ci riguarda,
ciascuno di noi”. Lo ha detto Edith Bruck, sopravvissuta alla
deportazione nei campi di concentramento e poi scrittrice, a
Firenze.
Dopo aver incontrato il sindaco Dario Nardella a Palazzo
Vecchio, Edith Bruck ha partecipato a un convegno
dell’università di Firenze a lei dedicato. “Giro l’Italia da
oltre 60 anni per raccontare ai ragazzi il mio vissuto e
nonostante la grande fatica che faccio mi ripagano con le loro
lettere, con i loro fiori, credo che sia molto importante – ha
anche detto -. Vado avanti perché secondo me è sempre attuale,
siamo sempre coinvolti nelle guerre, nel fascismo, nel razzismo,
credo che i ragazzi abbiano bisogno di sapere quindi vado avanti
anche se con molta fatica”. “Mi sono sempre detta che se riesco
a cambiare 10 persone, almeno ha senso la mia sopravvivenza – ha
aggiunto – Per me è veramente un dovere. Tutti mi dicono che
devo imparare a dire di no, ma non ci riesco quindi sono qua e
sono dappertutto in Italia”.
La scrittrice ha sottolineato: “Siamo rimasti in pochi a fare
testimonianza”, “siamo rimasti due-tre e poi ci sono quelli che
non lo fanno più”, ma “quando i giornali scrivono che sono
l’ultima dei testimoni mi secca molto”. Edith Bruck ha iniziato
a scrivere “nel 1946 in ungherese, pochissimo, perché alla
Liberazione non siamo state né accolte, né ascoltate. Ma io
scoppiavo di parole, quindi ho preso un pezzo di carta e ho
cominciato a scrivere e da allora non ho mai più smesso”.
La rettrice Alessandra Petrucci ha consegnato a Edith Bruck
una medaglia appositamente realizzata dallo scultore Sauro
Cavallini. .