(di Francesco Bongarrà)
– ROMA (RM), 27 APR – GIULIANO GUIDA BARDI – E A NOI?
ASCESA, CADUTA E RIBELLIONE DEI BORGHESI (SOLFERINO, PP. 223,
16,00 EURO).
In un’Italia sempre più vecchia ed affannata, la borghesia,
quella classe sociale che fu protagonista dell’incredibile boom
economico del dopoguerra e portò il Paese da grande sconfitto
della seconda guerra mondiale ad essere una delle sette potenze
economiche del pianeta, è indubbiamente in crisi.
I terribili anni del Covid hanno messo ancor di più in luce
le tante contraddizioni del nostro Paese. Innanzitutto, quella
tra “Garantiti” e “Coraggiosi”, tra chi da una parte ha visto
con occhi benevoli il lock-down perché il 27 del mese lo
stipendio gli arriva comunque, e le partite iva, “ridotte alla
fame dal blocco del sistema economico”. O, ancora, quella tra i
28 milioni di persone che lavorano, nel pubblico o nel privato,
in proprio o alle dipendenze e, dall’altra parte, quei 31
milioni tra pensionati, inoccupati, disoccupati che non possono
produrre reddito. Tra chi ha la malattia pagata e chi va al
lavoro anche con la febbre. Tra i giovani, che non avranno mai
una pensione, e chi di pensione oggi ne somma più di una.
Insomma, un paese diviso, in cui i benestanti di ieri sono
proletarizzati e impoveriti, e i ricchi sono sempre più ricchi.
Ma a chi ogni giorno alza la serranda, paga le tasse, affronta
una corsa a ostacoli per mettere insieme il pranzo con la cena,
combatte una burocrazia invadente, a questa classe sociale cosa
rimane? E a noi? Con questa domanda, fatta da tutti i borghesi
italiani, il giornalista Giuliano Guida Bardi offre un reportage
informato, puntuale e caustico sulla condizione della middle
class italiana.
Il suo volume non contiene solo un cahiers de doléances, ma
restituisce al lettore anche un racconto della “forza
resiliente”, dell’inventiva, della creatività e dell’ingegno
italiano. Quello di Guida è un viaggio davvero imperdibile nella
terra del “Ceto dei Coraggiosi”, scritto con capacità narrativa
e fascino di argomentazioni. Un volume che per l’autore vuol
suonare come “un ultimo avviso ai naviganti, perché il grido di
dolore dei borghesi italiani non rimanga inascoltato”. .