La grafia di Gabriele d’Annunzio mutava a seconda della partner del momento, come cambiava la grafia delle delle sue amanti, in un rapporto osmotico destinato inevitabilmente ad esaurirsi, rimanendo profondamente sincero. È quanto emerso dal Convegno dell’Associazione Grafologi Aternini Forensi, organizzato nell’ambito del Festival Dannunziano in corso a Pescara e dedicato alle donne che hanno ispirato l’arte del Vate.
Grazie alle relazioni grafologiche del presidente dell’Associazione Maurizio Biondi, del vicepresidente Andrea Di Luzio, della professoressa Alessandra Scorcia, della dott.ssa Elsa Abrugiato e al contributo artistico-culturale della scrittrice-attrice Daniela Musini, è stato possibile illustrare ciò che la scienza grafologica ha potuto dimostrare sull’assunto secondo il quale, per Gabriele d’Annunzio, l’innamoramento costituiva la fonte d’ispirazione primaria non solo per il contenuto dei suoi scritti, ma anche per lo stile e la grafia con le quali il Vate esprimeva i suoi pensieri. Molti gli esempi descritti nel corso del convegno, tra questi una lettera inviata ad Eleonora Duse in cui la scrittura del poeta, solitamente molto angolosa, diviene più curva ed accogliente quando si relaziona con l’attrice. In sostanza anche della sua grafia d’Annunzio riesce a fare un’opera d’arte.