Nel suo nuovo romanzo, “Passaggi di proprietà”, (LINEA edizioni, Padova 2021) Salvatore Enrico Anselmi racconta le vicende legate all’esecuzione di un dipinto cinquecentesco, un’ipotetica “Annunciazione”, la cui storia, narrata come una biografia, attraversa i secoli, le civiltà, l’evoluzione
socio-culturale italiana fino ai nostri giorni e oltre.
Le vicende pertengono a furti, recuperi, restauri, vendite. Ascese e cadute in disgrazia, affermazioni e contraddittorie negazioni delle stesse, ispirazione creativa e prosaica mercificazione, unità sociali al collasso e derive morali costituiscono il contesto nel quale operano i numerosi personaggi. Artisti, avventurieri, mecenati, collezionisti, restauratori e nuovi acquirenti sono i protagonisti degli episodi concatenati tra loro grazie a una prospettiva mutevole ma coerente per ironia e cinica irriverenza. Il principio di adesione al contesto storico, che va dal XVI secolo all’età contemporanea, fino a una distopica dimensione futura, costituisce il tenace legame di originalità del testo. Le variazioni del registro linguistico, che si adegua alle civiltà di riferimento, contribuiscono a rendere fluidi i paradigmi entro i quali catalogare l’opera. Convivono infatti i caratteri propri del romanzo storico, di formazione e introspettivo, coniugati con ritmi letterari più serrati e contemporanei.
La lettura di questo romanzo consiste in un avventuroso itinerario che attraversa i secoli. Rigorosa è la ricostruzione storica, attraverso i luoghi, gli spazi, gli edifici, gli ambienti aulici di rappresentanza, misere locande e miseri territori dove si svolge la vita ai margini. Un romanzo originalissimo, una scrittura raffinata e fluente, alta e lirica, ma anche irriverente ed evocativa.
I passaggi di proprietà non sono soltanto quelli connessi al succedersi dei collezionisti, dei mecenati, dei restauratori che tentano di sottrarre il dipinto alla distruzione che può essere compiuta dal tempo e dagli uomini, ma sottende anche il presunto diritto auto-attribuito da alcuni di possedere, definire, indirizzare la vicenda di altri. In tal senso l’opera assolve al ruolo di testimonianza e critica dei costumi antichi e contemporanei, ed esalta, allo stesso tempo, ascese etiche e scelte comportamentali. Secondo questa cornice di riferimento la scrittura è fonte anche di riflessione e luogo di scarnificata disamina della natura umana.