Quei numerini sulla copertina di ogni libro hanno dentro un sacco di informazioni, e se li è inventati uno statistico irlandese nel 1965.
Il codice ISBN (International Standard Book Number, Numero Standard Internazionale del Libro) è quella sequenza di numeri accompagnati da un codice a barre che si trova sulla copertina di ogni libro in commercio. Ogni edizione di un libro ha il suo e una volta assegnato non può più essere riutilizzato. in quasi tutti i libri si trova nell’angolo inferiore destro della quarta di copertina, ma potrebbe trovarsi anche in altre punti della copertina. In Italia per esempio è esistita, dal 2004 al 2015, una casa editrice che aveva il codice a barre molto grande e in copertina: questa casa editrice si chiamava, appunto, ISBN. Il codice è una sequenza numerica di 13 cifre che indica, in modo univoco, la lingua, l’editore e il titolo del libro. È riconosciuto e adottato dall’ISO (International Organization for Standardization, l’organizzazione internazionale per la standarizzazione) a cui aderiscono 164 paesi nel mondo.
In teoria – e anche in pratica – possono essere commercializzati libri di legno o plastica, senza copertina, perfino senza alcuna scritta, ma mai senza codice ISBN. Il codice non è obbligatorio per legge ma diventa essenziale se si vuole vendere il libro, sia nelle librerie fisiche che online. Al codice viene associato un codice a barre per rendere più veloce e efficiente l’identificazione del libro (i libri tra l’altro godono di un’agevolazione fiscale: l’IVA al 4 per cento, invece che al normale 21 per cento). In Italia i codici sono venduti e gestiti dall’agenzia ISBN, che è controllata dall’AIE e funziona attraverso la EDISER srl, una società di servizi per gli editori. Le case editrici non comprano direttamente i codici per i titoli, ma i codici di identificazione dell’editore, ognuno dei quali prevede un certo numero di titoli pubblicabili. I codici vengono poi assegnati dall’editore ai libri che via via pubblica. I costi sono molto variabili: per una grande casa editrice che necessita i codici per 10 mila titoli il prezzo può arrivare a 1.100 euro + IVA; per una che ne richiede solo 10 costa 49 euro + IVA. Per gli autori che pubblicano senza casa editrice il costo per un singolo codice è di 80 euro + IVA.
L’attuale codice ISBN è formato da una stringa di 13 cifre, suddivise in 5 settori: prefisso EAN (European Article Number, numero europeo del prodotto), gruppo linguistico, casa editrice, titolo, e codice di controllo; questo è un esempio 978 88 17 07926 6. Il primo e l’ultimo settore hanno un numero di cifre fisso (tre il primo e una l’ultimo), mentre negli altri il numero varia in modo proporzionale, sempre rispettando il totale di 13 cifre. Significa che meno cifre sono utilizzate per la lingua e l’editore, più cifre possono indicare il titolo. Le lingue e gli editori che hanno meno cifre nel codice ISBN sono quelle che possono ancora pubblicare più libri.
Fino al 2007 il codice ISBN era composto da 10 cifre (ISBN-10), poi sono state portate a 13, come per tutte le merci in commercio. Le prime tre cifre del codice indicano sempre il tipo di prodotto e il paese di provenienza: per distinguere i libri dagli altri prodotti, è stato introdotto un prefisso univoco così da non avere problemi con i libri pubblicati prima del 2007. Per questo è stato inventato uno stato fittizio che inglobasse i libri di qualsiasi Paese, lingua o area geografica: il cosiddetto Bookland (il “Paese del libro”, già in uso presso alcuni editori fin dagli anni Ottanta), a cui è stato assegnato il prefisso 978.
Il secondo settore – che può avere da 1 a 5 cifre – identifica il paese o l’area linguistica dell’editore. Il codice della lingua italiana è l’88, e comprende l’Italia, la Svizzera italiana, San Marino e Città del Vaticano. L’inglese è l’unica lingua che ha due identificativi diversi: sia lo 0 che l’1.
Il terzo campo del codice ISBN identifica l’editore, e può essere lungo da 2 a 7 cifre. Più ampia è la produzione dell’editore, meno cifre avrà il codice identificativo. In questo modo, come detto, il numero del titolo – che è progressivo – potrà essere più grande e, quindi, avere più cifre. Oltre che le case editrici, il codice dell’editore può anche indicare un marchio editoriale, una fondazione, un’accademia, un istituto o un ente che abbia comunque pubblicato libri.
Il quarto campo – da 1 a 6 cifre – identifica il titolo, più precisamente l’edizione (e non le ristampe) di un titolo: per esempio uno stesso titolo avrà due codici diversi per l’edizione tascabile e quella illustrata. Oltre ai tradizionali libri cartacei, il codice ISBN identifica anche i libri stampati su pergamena, tessuto, plastica e altri materiali, in Braille, le carte geografiche, i libri-gioco, i video didattici, gli audiolibri su musicassetta, i CD, i DVD, i software educativi e didattici, le pubblicazioni elettroniche o multimediali.
L’ultima cifra del codice ISBN è il codice di controllo e serve a verificare che il codice non sia stato letto o trascritto erroneamente. Il codice di controllo si può facilmente calcolare attraverso un algoritmo (per gli impallinati: si moltiplica ogni cifra per un peso che assume in modo alternato i valori 1 e 3, partendo dalla prima cifra a sinistra che ha peso 1; si sommano i risultati; si divide la somma per 10, e si trova il resto della divisione; la cifra di controllo è 10 meno il resto, se non c’è resto la cifra di controllo è 0).
Il codice ISBN è stato inventato nel 1965 da Gordon Foster, professore emerito di statistica al Trinity College di Dublino in Irlanda. Lo studio fu commissionato da WHSmith – che ancora oggi è in attività ma che all’epoca era la più grande catena inglese di distribuzione specializzata in libri e giornali – per gestire in modo computerizzato i propri magazzini e depositi. L’ispirazione per il codice ISBN venne proprio dal codice a barre, inventato nel 1948 da Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, all’epoca studenti di ingegneria dell’Università di Drexel, negli Stati Uniti. Il primo codice elaborato fu la “codifica SBN” a 9 cifre, nel 1966, in accordo con altri venditori di libri inglesi; fu adottato nel 1967.
In seguito l’ISO (International Organization for Standardization, l’organizzazione internazionale per la standarizzazione) convocò una commissione per discutere come internazionalizzare il metodo, una possibilità già contemplata e auspicata nello studio di Foster. Il primo incontro si tenne a Londra nel 1968. C’erano i rappresentanti di Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito, USA e un osservatore dell’UNESCO, ma contributi di altri paesi. Una relazione dell’incontro fu distribuita a tutti i membri dell’ISO, che ne discussero nei successivi incontri a Berlino e Stoccolma, nel 1969. L’ISBN a 10 cifre fu approvato come standard nel 1970. Dal primo gennaio 2007 si sono aggiunte 3 cifre davanti all’ISBN “vecchio”, portando così le cifre che lo compongono da 10 a 13.