Il 19 dicembre 1843 usciva nelle librerie “A Christmas Carol” di Charles Dickens.
A distanza di ben 178 anni dalla sua prima uscita, oggi il libro è considerato una delle storie di Natale più celebri al mondo. E’ stato ripubblicato in svariate versioni con diversi tipi di copertine: da quelle più pregiate in cartone rigido a quelle più economiche in edizione flessibile.
Ma sapete quando Dickens iniziò a scrivere il romanzo? Nel lontano inverno del 1843, in Inghilterra.
La prima edizione del libro di Charles Dickens fu pubblicata dalla casa editrice Chapman & Hall il 19 dicembre 1843.
Il libro apparve nelle librerie in un’edizione di lusso, rivestita di velluto rosso con bordi dorati. Le illustrazioni avevano la firma di John Leech, il vignettista rivoluzionario della rivista satirica Punch.
Nonostante il costo elevato, il 24 dicembre 1843 il racconto aveva venduto 6.000 copie e si affermò da subito come un acclamato caso editoriale. Il volume ottenne buone recensioni e la prima stampa andò esaurita in pochi giorni, così come le successive ristampe.
La storia de “Il Canto di Natale” è nota, ma non tutti sanno che la sua pubblicazione costò a Dickens ben cinque cause in tribunale.
Dickens scrisse A Christmas Carol in un periodo difficile della sua vita. Lo scrittore si trovava sommerso di debiti ed era messo sotto pressione dal suo editore Chapman & Hall che, a causa del suo ultimo romanzo – “Martin Chuzzlewit” – che fu un insuccesso, minacciò di dimezzare il suo stipendio.
Dickens, in visita ad un orfanotrofio di Manchester ebbe l’ispirazione per scrivere la storia che oggi conosciamo.
Lo scrittore si mise subito al lavoro: sapeva di avere in mente una grande storia, tuttavia gli editori non erano d’accordo. A fine novembre A Christmas Carol era già terminato, ma Dickens non ebbe il contratto che desiderava. Firmò infatti un contratto che andava a suo svantaggio: Dickens avrebbe dovuto pagare per i costi di pubblicazione, mentre la Chapman & Hall si sarebbe incassata i diritti sulle vendite delle copie vendute.
Gli editori avrebbero gestito le spese e le avrebbero detratte dai profitti di Dickens. L’autore, all’epoca trentunenne, certo del successo del suo libro, accettò le condizioni contrattuali proposte ignaro delle perdite economiche che tale scelta avrebbe comportato.
Il successo di vendite di A Christmas Carol non riuscì a coprire le spese. Incoscientemente, Charles Dickens scelse di far stampare il libro su carta pregiata, di far includere disegni a colori da un grande vignettista e di farlo confezionare in una copertina di lusso con bordi dorati. I prezzi di produzione salirono alle stelle e le vendite del libro, seppur alte, non riuscirono a coprirli.
Quando ricevette il resoconto della Chapman & Hall, Dickens dovette constatare che tolte tutte le spese di produzione, gli rimanevano soltanto 230 sterline. Troppo poche per saldare i debiti cui si erano aggiunti, di recente, una serie di processi giudiziari a causa della diffusione illecita di copie pirata del romanzo.
Sommerso di debiti, gravato dalla difficile situazione economica, nel luglio del 1844 Charles Dickens decise di trasferirsi in Italia con la sua famiglia, non potendosi più permettere la vita lussuosa di Londra.
La prima tappa dello scrittore fu Genova, dove vi restò per un anno, ma successivamente visitò altri luoghi della penisola, dal settentrione al meridione.
Da lì a breve tempo lo scrittore ristabilì le sue finanze grazie alla pubblicazione di uno dei suoi più celebri capolavori: David Copperfield.
A Christmas Carol fu un grande successo editoriale, ma che non portò tanta fortuna al suo autore.
In Italia il romanzo compare nel 1852 con il nome “Le apparizioni di Natale“, tradotto da Paolo Bettoni per la casa editrice Borroni e Scotti. In seguito, fu ripubblicato più volte con il nome Racconto di Natale, fino ad affermarsi con il nome “Canto di Natale” – pubblicato da Fratelli Fabbri Editore – titolo che tutti noi oggi conosciamo.
Il racconto di A Christmas Carol è considerato dai critici una moralità in stile medievale. Nel testo non mancano il simbolismo religioso e l’atmosfera da melodramma a cui Dickens aggiunge importanti tematiche sociali.
La morale è combinata con un’efficace struttura teatrale in cinque atti e con atmosfere cupe da romanzo gotico mescolate con un impostazione di tipo fiabesco.
Come in tutte le sue opere, nemmeno in “Canto di Natale” – romanzo dall’atmosfera fantasiosa e a tratti onirica – mancano gli argomenti letterari a lui cari: l’attacco alle classi alte che se ne infischiano delle condizioni dei poveri; il lavoro minorile in fabbrica; le condizioni dei bambini orfani; la povertà.