Cesare Pavese vinse il premio Strega nel 1950, qualche mese prima di togliersi la vita, con “La bella estate“, che oltre al romanzo omonimo include altri due romanzi brevi, ovvero “Il diavolo tra le colline” e “Tra donne sole“.
Il critico letterario Leone Piccioni racconta la reazione di Pavese all’annuncio della vincita nell’introduzione all’edizione del 1968 de “La bella estate” nella collana “I Premi Strega“, diretta da Maria Bellonci.
Piccioni ha raccontato quale fu la reazione di Pavese quella sera quando fu svelata l’opera vincitrice dell’edizione 1950, settantadue anni fa.
“Per la prima volta a me accadde di vedere quella sera Cesare Pavese di persona. Arrivò in atteggiamento assai singolare, e per me indimenticabile, asciutto e schivo, a disagio ma anche un poco abbandonato a quell’insolito piacere (un piacere che avrebbe dovuto essergli sgradito, ma lì per lì, sgradito davvero non gli era), da pochissimi conosciuto personalmente, ma da tutti amato o avversato come scrittore e come personaggio, già un mito vivo per la letteratura di allora, in un momento per lui cruciale anche rispetto a quella che di lì a poco fu la volontaria fine della sua vita.
Vestito di chiaro, profilo teso sotto gli occhiali, anche se rispondeva sorridendo ai saluti, e poi ai complimenti – reso noto l’esito della votazione – non mutava lo stato della sua tensione. Vinse a mani basse, com’era giusto, ampiamente doppiando gli altri candidati della «cinquina», con enorme distacco di voti anche dal secondo: e di rado premio letterario fu meglio assegnato di questo dato a Pavese per La bella estate. Di fronte a saluti, ad applausi, a complimenti, Pavese cercava piuttosto rifugio nello sguardo e nella vicinanza della bella attrice americana Doris Dowling, sorella di Costance, di cui Pavese era, in quel momento, molto innamorato, ma già in una profonda crisi sentimentale come poi, dalle date del diario, Mestiere di vivere, fu facile ricostruire. (E che sorte tragica e amara toccò anche a quelle due splendide sorelle!).”Leone Piccioni
Ecco cosa scrisse Pavese nel suo diario quella sera, il 22 giugno:
“Domattina parto per Roma. Quante volte dirò ancora queste parole? È una beatitudine. Indubbio. Ma quante volte la godrò ancora? E poi? Questo viaggio ha l’aria di essere il mio massimo trionfo. Premio mondano, D. (oris) che mi parlerà – tutto il dolce senza l’amaro. E poi? e poi? Lo sai che sono passati i due mesi? E che, any moment, può tornare?“
Scritto nella primavera del 1940 e pubblicato nel 1949 insieme a Il diavolo sulle colline e Tra donne sole, La bella estate è, come affermò lo stesso Pavese, la «storia di una verginità che si difende», il racconto dell’inevitabile perdita dell’innocenza. Sullo sfondo di una Torino grigia e crepuscolare, si dipana la dolorosa maturazione di un’ingenua adolescente: nell’ambiente corrotto e sregolato della bohème artistica torinese, Ginia si innamora di un giovane pittore da cui, dopo resistenze interiori e rimorsi malcelati, si lascerà sedurre. È l’inizio di un amore disperante, carico di attese e vane illusioni, destinato a consumarsi nel breve attimo di una stagione. Un romanzo intenso e delicato che narra l’iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall’adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino.
Altri libri in concorso nell’edizione del 1950:
Giuseppe Dessì, Storia del principe Lui (Mondadori)
Beniamino Joppolo, Un cane ucciso (Bompiani)
Gianna Manzini, Ho visto il tuo cuore (Mondadori)
Concetto Marchesi, Il libro di Tersite (Mondadori)
Lea Quaretti, La donna sbagliata (Neri Pozza)
Francesco Maria Taliani, È morto in Cina (Mondadori)