– ROMA, 15 MAG – Un John Fitzgerald Kennedy inaspettato. E’ quello descritto da Bruno Vespa nel suo ultimo libro “Kennedy. Fu vera gloria? Amori e potere di un mito”, presentato oggi nella sede romana di Confagricoltura. A parlarne con lui Marco Frittella, direttore editoriale di RaiLibri, e Roberto Arditti, direttore di Formiche.net. Accanto all’autore anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, e Roberto Della Seta di Eprcomunicazione.
“Kennedy è un mito perché è morto”: è con una provocazione che comincia il racconto di oggi di Bruno Vespa, che non teme di “parlar male” di un presidente che è entrato nella storia degli Stati Uniti. La verità è che il Kennedy uomo era molto altro, secondo il giornalista: “Gravissime malattie, oltre che una sorta di bulimia sessuale che era quasi un tic”. Ma certamente anche errori politici, come il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci. Il ritratto che Vespa traccia del presidente assassinato non nasconde nulla, né il bene né il male. Anche perché, ammette lo stesso giornalista, Kennedy gli sta pure “simpatico”.
Al tempo stesso, la sua morte ha lasciato insegnamenti tuttora validi, tra cui quello sulla sicurezza delle personalità pubbliche, come accaduto per la recente visita a Roma del presidente ucraino Volodymyr Zelensky – che Vespa ha intervistato – e il grande sforzo per tutelare la sua incolumità. “La sicurezza fu rivista completamente dal giorno dopo la morte di Kennedy – ha raccontato Vespa a margine della presentazione – era assolutamente folle che un percorso non fosse monitorato e che non ci fossero cecchini e che l’assassino abbia potuto sparare standosene comodamente nel proprio ufficio.
Una forma di dilettantismo paradossale che poi non è stata più ripetuta”. Nemmeno oggi. .