La risata contagiosa nei momenti di relax, le gite fuori porta a Pasqua, una profetica tesi di dottorato sul ruolo del priore, la passione per la guida dell’automobile, persino gli scherzi “da prete” come quella volta che misero i coriandoli nel letto di un confratello o dei lassativi al posto delle caramelle ad un altro. E poi la serenità del carattere, l’amore per l’ambiente tanto da fare il bagno al lago l’estate. La passione per lo sport con il tifo per la Roma e Jannik Sinner, la promessa mai esaudita di andare allo stadio insieme rimandata all’anno successivo quando poi però è diventato Papa Leone.
E’ un ritratto per certi versi sorprendente e allo stesso tempo umanissimo, quello che emerge dai ricordi in prima persona di padre Giuseppe Pagano, che ha condiviso con il futuro Pontefice gli studi, nel libro “Leone XIV Chi dite che io sia? Sono un figlio di Agostino”, scritto a quattro mani con il vaticanista del Tg1 Ignazio Ingrao per l’editore Cantagalli.
Emerge un uomo, che p.Pagano chiamava affettuosamente “padre Bob”, ricco di esperienza umana. Racconta ad esempio Pagano dei tempi in cui entrambi erano al collegio internazionale di Santa Monica a Roma: “Non c’erano le comodità di oggi: abbiamo vissuto nel freddo, non c’era riscaldamento, ma tutto questo noi lo abbiamo accettato, senza ribellarci. Eravamo tutti uniti nell’affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana”.