Portare i palestinesi di Gaza altrove, in un altro Paese, è “pulizia etnica”. Lo ha detto senza mezzi termini la storica, docente e scrittrice Anna Foa, che oggi ha presentato nella Loggia del Lionello il suo libro “Il suicidio di Israele” (Laterza) nell’ambito del festival vicino/lontano.
Anche per scongiurare il trasferimento di oltre due milioni di palestinesi, occorre “costituire subito uno Stato palestinese”, un passaggio fondamentale nonostante la frammentazione delle realtà urbane palestinesi, uno Stato perché costituirebbe una entità con regole molto precise.
L’intellettuale, ebrea, si è anche soffermata sulla crescente “protesta in Israele contro il governo Netanyahu. Dopo il 7 ottobre si era interrotta ma ora è ripresa ed è forte. Ma si hanno poche notizie fuori di Israele di questo; così come, ad esempio, dei soldati che si rifiutano di andare a combattere a Gaza”. Foa ha ricordato l’episodio di “un ufficiale israeliano che si è rifiutato di far soccorrere una bimba ferita di sei anni, unica sopravvissuta di tutta la famiglia, e ha fatto uccidere i due soccorritori che invece volevano farlo: è stato individuato e condannato dalla Corte penale internazionale.
Occorrono questi atti, e dovrebbero essere fatti anche nei confronti di Hamas”. Foa ha criticato in particolare il governo in carica e la diaspora, “appiattita su Israele”, ed è convinta che “continuando con questa politica, Netanyahu arriverà all’Iran. Ma Trump non sembra così convinto di questa ipotesi”.
Infine, sul massacro del 7 ottobre 2023, Foa ha detto che è il frutto del “trasferimento di 26 divisioni dal confine con Gaza in altre zone per difendere i coloni”. “La capacità del Mossad – ha aggiunto – è esagerata, Netanyahu, che è il primo premier israeliano a non venire dall’esercito, ha messo nei posti chiave suoi uomini, non sempre competenti”.