“Il Cile è ancora un Paese molto diviso e polarizzato, si sente una forte rabbia nell’aria e le stesse forze che hanno portato al golpe 50 anni fa sono ancora là. È una situazione molto difficile. Ma penso che quando l’ultima persona che ha vissuto il trauma della dittatura morirà tutto quello che è successo sarà consegnato alla storia e per il Cile ci sarà la possibilità di guarire le proprie ferite”. Lo dice all’ANSA la scrittrice cilena Isabel Allende, nipote di Salvador Allende (era il cugino del padre, ndr), il presidente che tentò inutilmente di impedire al colpo di stato guidato da Pinochet nel 1973 da cui nacque una dittatura durata fino al 1990.
L’autrice di La casa degli spiriti, dal 12 settembre di nuovo in libreria con Il vento conosce il mio nome (Feltrinelli), era dovuta scappare dal Paese nel 1975 dopo aver saputo di essere finita su una lista nera e che sarebbero presto venuti a prenderla: “È difficile per un Paese guarire. E questo non vuol dire che le cicatrici scompaiono, quelle restano e noi dobbiamo viverci, non dimenticando ciò che è successo per impedire che accada di nuovo”. Il nuovo presidente del Paese, Gabriel Boric, leader della sinistra progressista, “mi piace molto. Vorrei riuscisse a fare un lavoro migliore. È molto giovane ed ha contro un’opposizione molto dura. Nel Paese al momento è diffuso un senso di insicurezza. C’è una maggiore violenza urbana, che probabilmente è molto inferiore a quella in altri Paesi, ma in Cile non ci sono abituati, e c’è molta preoccupazione per l’immigrazione”.
Proprio l’immigrazione e la separazione delle famiglie di migranti portata avanti negli Usa da Trump è uno dei temi principali del suo nuovo romanzo. Non ha paura che Trump possa essere rieletto? “Certo che lo temo – spiega la scrittrice , che vive in California dalla fine degli anni 90 -. Ho paura che torni furioso e con molta voglia di vendicarsi, ha già detto che vuole vedere tutti i suoi nemici in prigione. Penso che la democrazia e le istituzioni in questo Paese siano forti, ma lo pensavo anche del Cile prima che 50 anni ci fosse un colpo di Stato. La democrazia è come la salute, la diamo per scontata quando l’abbiamo e la vorremmo quando la perdiamo”.