Introducendo il suo romanzo, Walter Minestrini afferma: “Se è vero che l’adolescente vive una sua esistenza particolare, in un mondo animato dal sorgere di certi ideali e, perché no?, di sogni, ed agitato da ben determinati problemi, è pur vero che egli si sente parte integrante del mondo degli adulti, partecipe delle loro azioni, e vuole essere tenuto in debita considerazione da quella società di cui fa parte. Ed ecco che il giovane avverte chiaramente come i problemi degli adulti che lo circondano saranno i suoi di domani, anzi talora sono i suoi stessi di oggi; egli è vittima di certe situazioni e beneficiario di altre…”
“Chi ha dimestichezza con i giovani, con la loro vita, con i loro problemi, chi ha avuto o ha occasione di vivere quotidianamente in mezzo ad essi, di ascoltare i progetti, di conoscerne le perplessità, le remore, gli ideali, le delusioni, sa che in tutti, a qualsiasi ceto appartengano, vi sono componenti comuni che li caratterizzano; fra queste costituiscono un prezioso patrimonio il sentimento, la speranza e un senso della solidarietà spesso sconosciuto al mondo degli adulti”.
È proprio quello che succede nella vicenda che vede protagonisti Casimiro e Tonello, ambientata in Sardegna, la bella isola che un passato di secoli trascorsi sotto le piú varie dominazioni ha reso scettica e sospettosa.
Per generazioni molti dei suoi abitanti sono vissuti tra le montagne, dove spesso le leggi della natura hanno avuto un valore superiore a quelle degli uomini; e questo solco, scavato nel tempo, si è approfondito, creando problemi di ordine sociale ed economico. In molti Sardi si ė creata la convinzione che la società di cui sono parte si è dimenticata di loro e dei problemi che li affliggono.
Da tale dolorosa situazione è derivato, soprattutto in determinati periodi, un succedersi di reati che hanno tormentano questa isola meravigliosa, in alcune parti della quale sembra che il tempo si sia fermato.
È proprio in questo ambiente vivono i due ragazzi che conosciamo in questo libro, Casimiro e Tonello: il primo è vittima di condizioni familiari angosciose, che non gli hanno consentito una regolare educazione, tanto che viene traviato dagli zii, due pastori divenuti fuorilegge, che lo coinvolgono nelle loro imprese illegali; il secondo ha, invece, la fortuna di appartenere ad una ricca famiglia e di poter usufruire di beni ed occasioni riservati ai piú fortunati.
Quando avviene l’incontro fra questi due giovani, in circostanze fortemente drammatiche, vengono messi a confronto due mondi profondamente diversi e lontani. Tonello, il ragazzo rapito e gettato così violentemente dalla sorte in un’avventura sconvolgente, prova la diretta esperienza di un’amara realtà della quale non si era mai reso conto fino a quel momento; ma dalla sua posizione trae motivo per meditare e, pur nel terrore, trova la forza di sperare e di attribuire la giusta dimensione ai fatti di cui è divenuto involontario protagonista. In Casimiro, il giovane verso il quale dovrebbe nutrire rancore e desiderio di vendetta, scopre una sensibilità molto profonda che si nasconde sotto le sue apparenze rozze, quasi selvagge, e dietro i suoi atteggiamenti brutali.
I due ragazzi si accorgono, ad un certo punto, di parlare lo stesso linguaggio, costituito piú che di parole, di sentimenti; avvertono di rappresentare due ambienti, in cui sono cresciuti non per un atto di libera scelta, e di essere attori di un dramma che non hanno voluto e che minaccia di travolgerli; al di là da ogni differenziazione sociale, sentono che li unisce una umanità molto profonda e che una legge morale insopprimibile li guida. Dentro di loro, inconsciamente, si fa strada la persuasione che il bene e il male non esistono se non in quanto voluti dagli uomini, e che nessuno è buono o cattivo, fondamentalmente, solo per il fatto che appartiene a questo o a quel gruppo sociale. Cadono i pregiudizi, cadono i rancori, per lasciare il posto alla comprensione, tacita, inespressa, e alla solidarietà, frutto di una generosità e di una sensibilità proprie dell’adolescenza non disposta a rinunciare all’amore e alla speranza.
A PRESTO CASIMIRO, un libro pubblicato negli anni Settanta, ci offre la panoramica di una Sardegna ancora chiusa, ma speciale nei suoi paesaggi naturali e nella sua cultura, attraverso una narrazione che coinvolge da subito e che, a distanza di anni dagli eventi narrati, vale ancora la pena di leggere.