Per il centenario della nascita dello scrittore Paolo Volponi, l’Istituto italiano di Cultura a Londra diretto da Francesco Bongarrà ha organizzato una conversazione dal titolo ‘Volponi, Olivetti e La macchina mondiale’ dedicata all’importante ruolo dell’autore nella letteratura italiana e alla profonda influenza di Adriano Olivetti nelle sue opere e nel suo pensiero politico.
All’evento hanno preso parte Francesca Limana, esperta di comunicazione che ha curato alcuni tra i più importanti progetti culturali all’interno della Fondazione Olivetti, David Albert Best, direttore della sezione linguistica all’Université Libre de Bruxelles, e Richard Dixon, traduttore in inglese di ‘La macchina mondiale’ di Volponi, romanzo filosofico vincitore del premio Strega nel 1965, pubblicato proprio quest’anno col titolo ‘The World Machine’ dalla Seagull Books e la University of Chicago Press.
Nel corso della conversazione si è parlato della figura di Olivetti, uno degli industriali più illuminati d’Europa e a capo della società passata alla storia come produttrice del primo computer desktop al mondo, che incontrò Volponi nel 1949 riconoscendo il potenziale del giovane poeta laureato in legge e proveniente dalle Marche. Gli fu affidato il compito di cercare modi sostenibili per migliorare le condizioni di vita della forza lavoro, composta in larga parte da immigrati dal sud Italia che avevano abbandonato povertà e privazioni del mondo contadino in cerca di un futuro migliore. Nel 1956 Olivetti nominò Volponi come suo direttore dei Servizi sociali nello stabilimento di Ivrea, dove rimase fino agli inizi degli anni Settanta, anche dopo la scomparsa prematura dell’imprenditore nel 1960.
Durante l’evento è stato anche messo in evidenza come gli otto romanzi che Volponi ha pubblicato tra il 1962 e il 1991 abbiano reso un ritratto vivido dei contrasti e delle contraddizioni tra la società contadina e quella industrializzata, con particolare riferimento ai temi ancora fortemente attuali trattati ne ‘La macchina mondiale’.