
ALESSANDRO FRANCESCHINI, ‘NON È CIBO. L’INVASIONE DEGLI ULTRAPROCESSATI’ (ALTRECONOMIA, PP 176, EURO 16,00;). Indaga le trasformazioni profonde del nostro modo di mangiare e del sistema agroalimentare globale il nuovo saggio, ‘Non è cibo. L’invasione degli ultraprocessati’, di Alessandro Franceschini che sarà in libreria il 7 novembre per Altraeconomia.
Trevisano, presidente di Altromercato dal giugno 2020 e da quasi 30 anni impegnato attivamente nell’ambito del Commercio Equo e Solidale italiano, Franceschini mette in discussione la logica che ha portato a sostituire il cibo vero con prodotti che ne imitano l’aspetto, il gusto e la promessa di benessere.
Autore di libri, testi teatrali e racconti per bambini, tra cui ‘Riprendiamoci la terra!’, in questo saggio mostra le conseguenze sociali e ambientali dell’invasione degli ultra processati e come noi consumatori possiamo fermarla.
Basandosi sulla classificazione scientifica, l’autore definisce gli alimenti ultra-processati (Upf) come “formulazioni industriali composte da ingredienti e additivi artificiali, studiati per essere economici, comodi e irresistibili, ma con enormi conseguenze per la salute, la società e l’ambiente”.
“L’invasione degli ultra-processati – spiega Franceschini – ha effetti che vanno ben oltre la nostra tavola. Sul piano sociale e culturale, appiattisce le diete e impoverisce le competenze culinarie. Sul piano sanitario, aumenta il rischio di obesità, malattie metaboliche, cardiovascolari e tumori. E sul piano ambientale, alimenta un modello produttivo basato su monocolture intensive, sfruttamento agricolo, consumo energetico elevato e imballaggi monouso”.
Il fascino degli Upf viene smontato attraverso otto temi chiave: la Comodità, cioè il “cibo da poltrona” progettato per essere rapido e senza fatica; i Colori che richiamano freschezza e naturalezza, spesso del tutto artificiali; la ;Morbidezza, una consistenza che si scioglie in bocca e inganna i segnali di sazietà; l’ Evocazione, con richiami alla tradizione e alla “cucina della nonna”; la .;Rassicurazione, cioè la fiducia nella marca e nella prevedibilità del sapore; l’;Irresistibilità, il cosiddetto “bliss point”, equilibrio perfetto di sale, zucchero e grassi; il Miracolo, vale a dire la promessa di salute dei prodotti “senza” o “ricchi di” e l’ Economicità, un prezzo basso che nasconde lo sfruttamento di chi produce.
La ricerca di Franceschini si chiude con una chiamata alla responsabilità collettiva in cui invita i lettori a usare il proprio potere in una triplice veste – cittadini, produttori e consumatori – chiedendo: “politiche pubbliche che disincentivino il consumo di non-cibo, tramite etichette chiare, tassazione sugli Upf e limiti al marketing rivolto ai minori; impegno delle imprese nella riformulazione dei prodotti e nella trasparenza dei processi; scelte consapevoli da parte dei consumatori: leggere le etichette, sostenere le filiere locali e solidali, riscoprire il valore del cucinare come atto di libertà e resistenza”.