(di Alessandra Baldini) Oltre 80 anni dopo la morte, il primo libro di Virginia Woolf arriva per la prima volta in libreria: Virginia aveva appena 25 anni quando, nel 1907, scrisse The Life of Violet, un tributo all’amica e mentore Violet Mary Dickinson, completato otto anni prima della pubblicazione del primo romanzo La Crociera. Una raccolta di tre racconti umoristici intrecciati su una gigantessa di nome Violet (l'”eccentrica e disordinata” Dickinson era alta un metro e novanta), The Life of Violet e’ il primo significativo esperimento letterario della Woolf che lo scrisse dal punto di vista di un inetto biografo anticipando i temi femministi di successivi capolavori come Una Stanza Tutta Per Sè. Edito da Princeton University Press, l’esordio della scrittrice e’ un affascinante trittico di fiabe anti-fiaba, fantastiche e farsesche allo stesso tempo: la gigantessa Violet dotata di poteri “meravigliosi quanto la sua altezza”, si prende gioco con gioia delle convenzioni aristocratiche, trova felicità nel costruire “un cottage tutto per sè” e viaggia fino in Giappone per contribuire a creare un nuovo, radicale ordine sociale.
Tra invenzioni bizzarre come nevicate di mandorle zuccherate e vasche da bagno fatte di uova di struzzo dipinte, The Life of Violet ribalta il classico intreccio matrimoniale, rifiuta la convinzione vittoriana che le donne debbano scegliere tra virtù e ambizione, e celebra l’amicizia e le risate femminili trionfando sia sui mostri marini che sulle soffocanti convenzioni sociali del tempo. L’autrice di Mrs. Dalloway e’ morta suicida a 59 anni nel 1941 e le sue carte sono conservate a Longleat House, la grande dimora nel Wiltshire della famiglia del Marchese di Bath le cui prozie erano amiche della scrittrice.
E’ stato a Longleat che nel 2022 la studiosa della Woolf, Urmila Seshagiri, ha scoperto il dattiloscritto andando a caccia di nuovi elementi sul memoir di Virginia, Schizzi dal Passato.
“Seguii l’archivista lungo una magnifica scala di legno ornata di ritratti degli antenati fino alla sala di lettura. Mi consegnarono una scatola color crema e, quando sollevai il coperchio, c’era questo dattiloscritto, con una rilegatura color zafferano”. Secondo la Seshagiri il libro aiuterà a contrastare le “ostinate idee sbagliate” sulla Woolf che si tolse la vita nel fiume Ouse, vicino alla sua casa di Monk’s House nel Sussex: riempì le tasche del cappotto di pietre e si immerse nell’acqua, spinta dal riacutizzarsi della malattia mentale di cui soffriva da giovane, aggravata dal contesto drammatico della guerra e dal timore di non poter più scrivere né riprendersi da una nuova crisi.
Virginia “e’ dunque vista spesso come una scrittrice cupamente triste, suicida e oscura. Era invece una persona vivace, brillante, socievole, il cui senso dell’umorismo traspare dai tre racconti, e che nei suoi romanzi, fino alla morte, ha scritto con la consapevolezza dell’assurdità della vita”, ha osservato la Seshagiri.