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Pubblicado da Collezionista di News in 17 Agosto 2025
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    L’ultima volta sul palco dell’Ariston risale al 7 febbraio 2018: la voce incrinata dall’emozione, la rosa di seta bianca appuntata sullo smoking, Pippo Baudo salì in cattedra e recita la sua lettera d’amore a Sanremo, ripercorrendo la sua esperienza, lunga tredici festival: un record assoluto, una pagina di storia della tv italiana.

     

    Del resto “il format di Sanremo l’ho inventato io”, rivendicava Superpippo, che ha plasmato la formula in cinque serate e consacrato lo storico jingle ‘Perché Sanremo è Sanremo’ firmato da Pippo Caruso e Sergio Bardotti. L’esordio, al teatro del Casinò, nel 1968, con Louis Armstrong: “Fui costretto a cacciarlo”, ricordava Baudo. Il mito del jazz era in gara con il brano Mi va di cantare. Qualcuno gli fece intendere che avrebbe dovuto fare un piccolo show per il pubblico italiano e quindi Armstrong, fiato alla tromba, attaccò O When The Saints Go Marchin’ In, con tutta l’orchestra in piedi. Il debuttante Baudo, 31 anni, doveva però mandare avanti la serata. Su esortazione del patron del festival, Gianni Ravera, approfittò di una pausa per irrompere sul palco sventolando un fazzoletto bianco. Armstrong pensò che volesse asciugargli il sudore, ma Baudo gli batté la mano sulla spalla: “Please, Mister Satchmo”, e praticamente gli sfilò lo strumento dalle mani. Infinita la serie dei talenti lanciati da quel palco, Andrea Bocelli, Laura Pausini, Giorgia, Eros Ramazzotti, imbattuti i record di ascolto (“fino al 74% con 17 milioni”), e poi le risate con Fiorello, Roberto Benigni, il trio Solenghi-Marchesini-Lopez. E ancora le lo star system della musica mondiale ospitato all’Ariston, da Madonna a Sharon Stone, che baciò, dai Queen ai Duran Duran fino a Whitney Houston e al suo celeberrimo bis. Nel 1994 per la prima volta vestì il doppio ruolo di conduttore e direttore artistico: interventista, pignolo, pronto a suggerire tagli, strofe in più o incisi, come con E Poi, il brano presentato da un’esordiente Giorgia che il festival lo avrebbe vinto l’anno dopo con Come Saprei. Il 1995 fu anche l’anno di Anna Falchi e Claudia Koll, la prima accoppiata bionda-mora che avrebbe spopolato a lungo, fino a quando le donne del festival non si sarebbero scrollate di dosso il cliché delle vallette per rivendicare uno standing da co-conduttrici. Sempre al ’95 risale un altro aneddoto finito negli annali del festival. Il 23 febbraio all’Ariston era atteso Elton John: la star britannica partì in aereo da Londra e atterrò a Nizza, ma l’accordo economico non era ancora chiuso. Di lì una serie febbrile di telefonate, ma l’intesa non venne raggiunta.

     

     Superpippo non fece una piega. Sulle note di Crocodile Rock, Falchi e Koll portarono in scena una mega torta e il re dei conduttori spiegò: “Questa bella torta ha venticinque candeline per festeggiare i venticinque anni di carriera, le nozze d’argento, di questo grande artista. Siccome noi la festa gliela avevamo già organizzata, in onore suo e della sua arte, siamo più gentlemen di un gentleman inglese!”. E augurandogli lunga vita artistica, ma anche puntualità, soffiò sulle candeline con le due partner. Ma non ci sono solo i capricci delle star. Il festival – irripetibile mix di musica, fiori, retroscena, imprevisti, polemiche, il tutto shakerato nel segno del più tipico costume italiano – negli anni ha fatto i conti con l’attualità, la crisi politica e sociale, i conflitti, dentro e fuori dall’Ariston. E così al nome di Baudo sono legati anche alcuni memorabili episodi di cronaca. Nel 1984 un migliaio di operai dello stabilimento di Genova-Cornigliano dell’Italsider, a rischio chiusura, manifestarono davanti al teatro in occasione della serata inaugurale del Festival. Alcuni di loro vennero invitati da Baudo sul palco. Una menzione speciale spetta a Pino Pagano, l’operaio disoccupato che nel 1995, a 47 anni, minacciò di lanciarsi in diretta su Rai1 dalla balconata dell’Ariston. Toccò a Superpippo arrampicarsi in galleria, rassicurarlo e farlo desistere.

     

    Tutto orchestrato a tavolino, avrebbe detto poi qualcuno: circostanza, però, mai verificata oggettivamente. “Pippo mi perdoni, sono stato consigliato male”, avrebbe scritto cinque anni dopo Pagano, rivelando di essere ammalato e di vedere tutto in una luce diversa. Tre anni prima, nel 1992, gli era toccato domare Cavallo Pazzo, alias il disturbatore seriale Mario Appignani, che piombò sul palco urlando che il festival era truccato e avrebbe vinto Fausto Leali. Ma sul gradino più alto del podio salì Luca Barbarossa con Portami a ballare. Tra gli episodi più toccanti, la morte di Claudio Villa, il 7 febbraio 1987: toccò a un commosso Baudo salire sul palco, nella serata finale del Festival, per annunciarne la scomparsa e chiedere al pubblico di tributargli un ultimo applauso. Il reuccio aveva 61 anni: ne aveva dedicati 45 alla canzone italiana. Sua Baudità, per dirla con Piero Chiambretti, che con Pippo ha condiviso il suo ultimo Sanremo, nel 2008, non c’è più. Ma il suo segno resta. Non a caso Carlo Conti, a chiusura dell’ultima edizione, ha definito il suo festival “baudiano”: “è una meravigliosa messa cantata, un meraviglioso rito collettivo e ci ha insegnato Pippo Baudo a farlo”

    — Fonte: RSS di ANSA
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