La scrittura e la letteratura hanno rappresentato lo strumento migliore di conoscenza e approfondimento. Per chi intende avvicinarsi alle teorie fondamentali e alla storia del movimento femminista o desidera scoprire le vite di donne forti e coraggiose, ecco 9 libri che parlano di questo tema.
Sono pochissime le strade dedicate alle donne in Italia. E di queste, la maggior parte celebra sante, martiri e madonne. E le scrittrici, le scienziate, le inventrici, le sportive, le artiste e le eroine dove sono finite? Non apprezzate, ostacolate, ingiustamente oscurate dalla fama del compagno, ridimensionate, sminuite e sottovalutate, sono rimaste nell’ombra, e le rare eccezioni non hanno ottenuto più di una targa in periferia. Eppure Eleonora d’Arborea è stata l’antesignana dell’uguaglianza davanti alla legge, Artemisia Gentileschi ha sfidato le convenzioni dell’arte e della morale, Franca Florio è stata la protagonista incontrastata della Belle Époque, Tina Modotti ha rivoluzionato la fotografia e Gae Aulenti l’architettura. Come loro, molte altre donne dalla mente geniale e dalla personalità forte hanno lottato per affermarsi, cimentandosi nella duplice impresa di esprimere il proprio talento e di emergere in un mondo di uomini. Questo libro vuole rendere giustizia a tutte loro.
In questo saggio molto personale, scritto con grande eloquenza – frutto dell’adattamento di una conferenza TEDx dal medesimo titolo di straordinario successo – Chimamanda Ngozi Adichie offre ai lettori una definizione originale del femminismo per il XXI secolo. Attingendo in grande misura dalle proprie esperienze e riflessioni sull’attualità, Adichie presenta qui un’eccezionale indagine d’autore su ciò che significa essere una donna oggi, un appello di grande attualità sulle ragioni per cui dovremmo essere tutti femministi. In un contesto in cui il femminismo era considerato un ingombrante retaggio del secolo scorso, la posizione di Adichie ha cambiato i termini della questione. Alcuni brani della sua conferenza sono stati campionati da Beyoncé nel brano Flawless e hanno fatto il giro del mondo.
Fino alla metà del XX secolo, dipinti, sculture, libri, illustrazioni hanno creato un immaginario collettivo trasmettendo un unico messaggio: la preistoria è una questione di uomini. Ma non ci sono prove che gli uomini primitivi fossero cacciatori, creatori di armi e utensili, nonché artisti di dipinti rupestri mentre le donne si occupassero solo dei figli e di tenere in ordine la grotta. L’archeologia è una scienza giovane, che risale al XIX secolo, ed è stata sviluppata da studiosi di genere maschile che erano inclini a proiettare gli stereotipi di quel tempo sul loro oggetto di studio, costruendo un modello di famiglia preistorica che imita quello della famiglia occidentale dell’Ottocento: nucleare, monogama e patriarcale, con l’idea che le donne non abbiano avuto alcun ruolo nell’evoluzione tecnica e culturale dell’umanità. Escludendo metà della popolazione, la visione del comportamento nelle società preistoriche è stata distorta per più di un secolo e mezzo. Nell’ultimo decennio, però, lo sviluppo dell’archeologia di genere, delle nuove tecniche di analisi dei reperti e le recenti scoperte di fossili umani ci hanno permesso di sfidare i numerosi pregiudizi sulle donne preistoriche, che erano in realtà meno sottomesse e più inventive di quanto si è creduto fino a oggi.
Il libro che ha segnato un punto di svolta del femminismo internazionale e che è divenuto un classico del pensiero di genere. Judith Butler argomenta perché il corpo sessuato non è un dato biologico ma una costruzione culturale.
Se il femminismo ha avuto successo, il merito è di alcune donne complicate, contraddittorie, imperfette che spesso hanno lottato con sé stesse, mentre lottavano per ottenere pari diritti. Helen Lewis sostiene che le figure di queste pioniere siano state in seguito edulcorate quando non dimenticate nella nostra moderna ricerca di eroine gradevoli e rassicuranti. È ora di rileggere la storia del femminismo come una storia di donne difficili. Dalle suffragette della classe operaia che predicavano attentati, alla principessa che intuì il motivo per cui così tante donne vivevano un sesso insoddisfacente, dalla politica lesbica che scandalizzò un intero Paese, alle scioperanti vestite di sari che terrorizzarono Margaret Thatcher, fino alle attuali battaglie per il diritto all’aborto. “Donne difficili” getta luce sulle più importanti e meno note battaglie per i diritti delle donne. Un’avvincente, impavida, a volte scioccante narrazione storica che dimostra come il movimento femminista abbia saputo superare molti ostacoli, e cosa ancora possa ottenere in futuro. Perché per vincere una battaglia difficile abbiamo bisogno di protagoniste altrettanto “difficili”.
Che cos’è il femminismo? In questo limpido e agile manuale, pensato per essere letto da chiunque, bell hooks esplora la natura del femminismo e la sua concreta promessa di porre fine al sessismo e all’oppressione di genere. Il femminismo è per tutti aspira a essere uno strumento affinché questo movimento, che è anche una visione del mondo, arrivi a quelle persone che non ne hanno mai sentito parlare, o ne hanno sentito parlare in modo inesatto e fuorviante. Al centro del libro ci sono le relazioni di potere (tra persone bianche e nere, tra classi sociali) e il loro influsso sulle relazioni affettive, di coppia, tra genitori e figli. Immerso nel concreto della vita quotidiana, il testo solleva nodi politici attuali, tra i quali ad esempio il rifiuto di un femminismo che fa dell’Occidente un modello per il resto del mondo, la necessità di ripensare il rapporto tra donne e lavoro in una società in crisi, l’impegno per una conversione femminista degli uomini. Con la chiarezza e la schiettezza che la contraddistinguono, bell hooks presenta il femminismo come quella teoria in grado di liberare la società dalla violenza delle sue gerarchie, di condurci verso una cultura di reciprocità e giustizia. L’autrice esorta lettrici e lettori a capire in che modo questa teoria possa toccare e cambiare le nostre vite – a constatare che il femminismo è per tutti.
Cosa significa essere femminista oggi? Per prima cosa reclamare la propria importanza, di individuo e di donna insieme; reclamare il diritto all’uguaglianza senza se e senza ma. E cosa significa essere una madre femminista? Non smettere di essere una donna, una professionista, una persona, e condividere alla pari la responsabilità con il proprio compagno. Mostrare a una figlia le trappole tese da chi la vuole ingabbiare per mezzo della violenza, fisica o psicologica, in un ruolo predefinito, e spiegarle che quel ruolo non ha nessun valore reale e che potrà scegliere di essere ciò che vorrà. Farle capire che la sua dignità non dipende dallo sguardo e dal giudizio degli altri e che la sua realizzazione non dipenderà dal compiacere quello sguardo. E significa soprattutto insegnarle che l’amore è la cosa più importante, ma che bisogna anche capire quando è il caso di battersi contro l’ingiustizia. Adichie ha scritto un intenso pamphlet sotto forma di lettera, con uno sguardo confidenziale eppure politico. La sua voce, che sa essere intima e allo stesso tempo universale, ha saputo dare vita a un manifesto necessario in un presente in cui dobbiamo imparare a vivere la differenza per poterci ancora dire umani.
Slogan per magliette, borse e adesivi, grido di battaglia cantato per le strade, la parola “femminismo” è diventata mainstream. Essere femministi, oggi, fa tendenza. Lola Olufemi traccia il confine tra femminismo e consumismo, dimostra che il femminismo non è una merce da acquistare, ma un’arma per combattere l’ingiustizia. Indaga la violenza contro le donne, la giustizia riproduttiva, la trans-misoginia, l’industria del sesso, l’islamofobia, il consenso, il #MeToo, la situazione nelle prigioni. Interroga lo Stato, il suo ruolo, quella coltre di fumo con cui ci obnubila la mente. Femminismo interrotto è una disamina sul potere. Esplora le parole, i tweet, gli articoli, perché a volte è una questione di vocabolario e ce ne occorre uno più completo. È anche un libro sull’illusione: solo perché alcune di noi si sentono libere non significa che lo siamo davvero. Ed è una critica al femminismo stesso, quando accende i riflettori su una sola donna e ne dimentica altre. Saggio, manifesto, pamphlet politico, memoriale, necrologio e inno, Femminismo interrotto sfugge alle definizioni, esattamente come il femminismo quando smette di essere un’etichetta. Unico caso in cui la trasformazione potrà dirsi radicale.
L’onda di ribellione che cinquant’anni fa ha investito l’Occidente ha avuto il merito di smantellare un sistema ipocrita e repressivo la cui doppia morale comportava per le donne un costo esorbitante: essere giudicate solo per la loro condotta sessuale, reale o supposta che fosse. Scoprendo il filo conduttore che lega processi apparentemente autonomi, Lucetta Scaraffia individua il passaggio epocale tra il declino del pudore e il trionfo del corpo quale protagonista della sfera sociale; smentisce le radici pseudoscientifiche della rivoluzione sessuale – in cui confluivano eugenetica, psicoanalisi e il «falso antropologico» che promuoveva il libero amore -; riconosce le ingerenze del mercato, culminate nella promessa di una «realizzazione sessuale» per tutti; da femminista cattolica, punta il dito contro gli errori della Chiesa, immaginandone il rinnovamento a partire dal ruolo centrale della donna. L’analisi ripercorre le vicende di guru e ideologi vari, figure come William Reich e Herbert Marcuse, il cui messaggio è stato edulcorato o distorto, evidenzia il peso delle inchieste sociologiche come il Rapporto Kinsey e di un immaginario affermatosi attraverso libri, musica e cinema, fino alle perplessità avanzate dallo stesso femminismo sulle ricadute della liberazione sessuale. Con sguardo critico maturato nell’esperienza di quei giorni e nelle scelte successive di donna, madre e storica, l’autrice pone interrogativi ineludibili: quanto ha influito sulla formazione dell’identità e della libertà interiore il nuovo modo di vivere e di pensare il sesso, nucleo centrale delle relazioni fra i generi e fra le generazioni? Si è raggiunta la felicità prospettata per le donne e gli uomini del nostro tempo?